Chiusure d'impresa in calo nel 2015. E' il primo in 8 anni, ma i livelli restano alti

Il 2015 è un anno che segna una svolta per le chiusure di impresa

Chiusure di impresa sotto quota 100 mila nel 2015. E’ la prima volta dal 2007. Sebbene restino alti i livelli, il miglioramento è attribuibile per lo più all’andamento delle liquidazioni volontarie, ai minimi da dieci anni. Calano per il secondo anno consecutivo invece le procedure fallimentari, grazie anche ai concordai preventivi. Questa la panoramica fornita da Cerved, gruppo italiano per l’analisi del rischio di credito. Il 2015 è stato un anno positivo per le chiusure aziendali, con la fine della corsa dei fallimenti e un deciso calo di liquidazioni volontarie e altre procedure concorsuali. Per la prima volta dal 2010 il numero complessivo delle procedure scende al di sotto della soglia di 100 mila. Durante lo scorso anno, infatti, 96 mila aziende hanno avviato un iter di chiusura d’impresa, in calo del 5,6% rispetto alle 102 mila del 2014.

“Il 2015 è un anno che segna una svolta per le chiusure di impresa” ha commentato Gianandrea De Bernardis, Amministratore Delegato di Cerved. “Già lo scorso anno avevamo rilevato una diminuzione nel numero complessivo di chiusure, ma non dei fallimenti, che avevano toccato un massimo. Pur rimanendo a livelli storicamente elevati, nel 2015 sono invece diminuiti anche i fallimenti, iniziando un processo che secondo le nostre attese proseguirà nei prossimi anni".

I numeri del 2015

Per la prima volta su base annuale dall’inizio della crisi, diminuiscono i fallimenti: 14,7 mila aziende italiane hanno dichiarato default nel 2015, il 6,3% in meno rispetto al picco registrato l’anno precedente (15,7 mila). Nonostante questo miglioramento, i livelli restano alti – quasi il doppio rispetto al periodo pre-2008 – e testimoniano il perdurare degli effetti della crisi sull’economia italiana. Il decremento registrato nel corso del 2015 è diffuso a tutte le forme giuridiche (-7,1% per le società di capitale e -5,8% per le società di persone, in particolare). Dal punto di vista settoriale, la manifattura registra il miglioramento più consistente avvicinandosi ai livelli del 2008. Nel 2015 sono fallite 2,2 mila aziende manifatturiere (-13,8% sul 2014); con cali marcati nella siderurgia (-22,7%), nel sistema casa (-20,3%) e nell'automotive (-18,7%). In controtendenza, il largo consumo (+5,6%) e l'hi tech (+9,1%). I dati indicano che i fallimenti risultano in calo anche nelle costruzioni  (-8,4%) e nel terziario (-4,3%), i settori che rimangono più distanti dai livelli pre-crisi, con ancora il doppio dei fallimenti registrati nel 2008. A livello geografico, le diminuzioni più marcate si registrano nel Nord Ovest (4,4 mila imprese in default; -10,4% sul 2014). In calo anche i fallimenti nel Mezzogiorno (3,8 mila; -7,5% sul 2014) e nel Centro (-6,4%), mentre risulta in contro-tendenza il Nord Est, con circa 3 mila default (+2,7%) e un nuovo record negativo.
A livello settoriale, il calo di procedure non fallimentari risulta diffuso a tutti i settori dell’economia con forti cali nell’industria (-24%) e nelle costruzioni (-22%). A livello geografico, si segnalano nette riduzioni nel Nord Ovest (-26,3%), nel Mezzogiorno (-21,5%) e nel Centro (-10,6%).

 

Fonte: www.italiaoggi.it

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